” In fondo al mare ad una profondità vertiginosa che mai nessuno avrebbe potuto raggiungere, sorgeva il castello del re del mare. Era immenso e bellissimo, mura di corallo finestre di ambra trasparente tetto di madreperla, il re vi abitava con le sue figlie: le sirenette…”
Perché hanno la coda le sirenette?
Per meglio nuotare nel mare profondo, mio piccolo Shady.
E’ da tantissimo che non sento la tua voce, mamma: ” Mio piccolo Shady”. Ho perso la misura del tempo, forse è un anno o forse son già due. Sei uscita dal rifugio che tutto taceva, nessun suono, nessuno scoppio né urla, la città pareva essersi addormentata.
”Mio piccolo Shady, aspettami. Esco, vado a cercare del cibo, ne abbiamo ancora a sufficienza ma è necessario rinnovarne le scorte, non sappiamo quanto durerà la guerra”
”Ascolta, mamma: non cadono bombe, nessuna raffica, forse è scoppiata la pace!”
” Inshallah! Ma temo sia solo un tempo morto, i signori della guerra staranno giocando altrove: lasciami andare piccolo Shady”
Poco dopo la tempesta di fuoco riprese a battere la città.
Nessuno più mi chiama piccolo, ora sono Shady il grande e ho molte responsabilità. Mamma non è più tornata, quando ormai avevo mangiato e bevuto tutto quel che restava e temevo di morire come un topo al buio della sua tana, una voce di uomo mi svegliò dal mio torpore:
Ragazzo, alzati! Sono Isa, ti porto in un luogo più sicuro.
Mi reggevo a stento, l’uomo mi afferrò e mi issò sulle sue spalle, la notte era senza luna, nessuna luce, solo odori spessi e appiccicosi nell’aria afosa, pensai che quello doveva essere l’odore della guerra, e la guerra era un drago acquattato nell’ombra, dormiva e dalla sua bocca esalava aliti avvelenati.
Nessuno più mi chiama piccolo qui da Yusra, la donna che accoglie i bambini sputati vivi dal drago della guerra. Io sono Shady il grande, perchè ho già sette anni e posso assumermi delle responsabilità. Così dice Yusra , mentre pesante corre dietro ai mocciosi di uno o due anni. Aiutami, Shady! E io: imbocco pappe asciugo mucci e con decenza parlando, pulisco culetti.
Quando il drago si sveglia e fa casino e sputa fuoco, anche nella montagna dove viviamo tutto prende a tremare, la tribù dei nanerottoli frigna, la grassa Yusra lancia lamenti che mi gelano il cuore ancora più delle bombe cadute vicino. Mi assumo le mie responsabilità e inizio a raccontare, a voce alta che anche il drago senta che non mi fa paura:
” In fondo al mare ad una profondità vertiginosa….”
I nanerottoli si calmano, qualcuno si addormenta, anche Yusra tace e cala sugli occhi le sue pesanti palpebre. Bravo, mio Shady! Diventerai qualcuno, un saggio mufti o un gran poeta, non so. Delle volte mi abbraccia, mi stringe al suo grosso corpo e mi sussurra: Avevo un bambino come te, la guerra lo ha portato via. Anche io avevo una mamma, Yusra! Ma non era come te, era magra e bella, odorava di viola. Yusra ride con i suoi forti denti e mi pizzica una guancia: Shady, non sei molto gentile! Vuoi dire che sono brutta grassa e puzzo?! Ti voglio uguale tanto bene, mia Yusra, e mi prendo tutte le responsabilità che posso e pulisco anche il culetto a Momò che fa tanta cacca verde!
Dormono tutti, la notte tace e anche il drago: è tornato Isa, lo sento parlottare fitto fitto con Yusra, sento ripetere il mio nome, e molti molti no.
Alzati, Shady! E’ tempo di andare, mio piccolo Shady. Dove andiamo Yusra? Io non vengo con te, Isa è venuto a prendere te, i tuoi parenti hanno mandato denaro dall’Europa, vogliono tu attraversi il mare per unirti a loro, dove non c’è la guerra, dove potrai crescere, studiare, diventare qualcuno: un poeta, un saggio mufti, non so!
Sono su di un barcone, siamo in tanti, mi hanno infilato un giubetto arancione, mi sta un po’ grande e puzza da matti, ma non mi lamento, sto zitto e cerco di immaginare l’Europa oltre il mare, un posto senza draghi, dove si può camminare per strada e persino comprare il gelato. Ricordo il gelato, un tempo lontano lontano e mio papà e mia mamma, un prato verde e una giostra che gira, che gira, e tutto quel girare, e il gelato nella pancia mi davano la nausea…
Ho la nausea, il barcone si infila nelle onde, il mare si è fatto cattivo, la gente intorno a me inizia ad urlare, qualcuno indica le luci di un porto lontano: E’ l’ Europa? Chiedo ad un barbuto avvolto in un mantello. Sì, ragazzo! Prega il re del mare che ci sputi sulle sue rive
Un’ onda ci solleva in alto sulla sua cresta, sprofondiamo poi nella sua pancia, il barcone si rovescia, l’acqua gelida mi agguanta e mi sfila il giubetto troppo largo. Annaspo, cerco di nuotare, di afferrare una mano che mi stringa, mi arrendo e lascio che il mare mi prenda.
Scivolo sempre più nel nero profondo, non ho più aria nei polmoni, non ho più freddo, ho solo la sensazione di bucare le acque in una discesa vertiginosa.
”Ad una profondità vertiginosa che mai nessuno avrebbe potuto raggiungere, sorgeva il castello del re del mare….”
Un chiarore improvviso, vedo i tetti di madreperla, le torri di corallo: sto planando sul castello del re del mare, vedo una folla di bambini giocare tra conchiglie e stelle marine, inseguirsi e nascondersi in verdi boschi di alghe, con loro sirenette dalle lunghe code fluttuanti.
La più bella si stacca dal gruppo, pinneggia allegra verso di me: Vieni, Shady! Vieni nel castello del Re del mare, è aperto a tutti i bambini che si smarrisacono nel mare profondo, resterete per sempre con noi, dimenticherete il male, il drago e la guerra, per sempre bambini, di nuovo felici.
NU CUNTU TE CUNTAI, UNU DOI E TRIA, CA SE NNUN ERA VERU, VERU PARIA